Automazione del lavoro: il ruolo fondamentale delle competenze

Accenture Strategy ha pubblicato un’interessante studio dal titolo “Harnessing Revolution: Creating the Future Workforce”.

Nell’era della quarta rivoluzione industriale il concetto di lavoro viene continuamente ridefinito e questo richiede che i leader all’interno delle aziende si assicurino che il personale sia in grado di adattarsi alle sfide poste da queste novità.

Accenture propone tre diverse tematiche all’interno della propria ricerca:

  • Il “Worker Values Index”.
  • Un modello econometrico per valutare l’impatto dell’automatizzazione del lavoro sulla produttività.
  • Un survey che ha visto coinvolti più di 10.000 lavoratori in 10 paesi, per esplorare l’impatto della tecnologia sul mondo del lavoro.

Nel complesso sono emerse 3 azioni fondamentali che i CEO devono mettere in pratica per preparare i propri lavoratori in modo adeguato:

  • Accelerare la formazione di nuove skill, formando i lavoratori in vista delle future necessità
  • Ridisegnare le mansioni lavorative per sbloccare il potenziale delle persone
  • Rafforzare i talenti alla fonte

Formazione di nuove competenze

Con l’avvento dell’automatizzazione del lavoro, la ricollocazione delle competenze in compiti che richiedono “capacità umane” (come analisi complesse ed intelligenza socio-emotiva) permetterà di ridurre il numero di posti di lavoro a rischio.

La creazione di nuove skills deve però partire dai vertici, se si vogliono preparare i lavoratori al cambiamento del digitale. In particolare la rivoluzione digitale richiede competenze quali gestione orizzontale e non gerarchica, curiosità e creatività.

Sarà necessaria una formazione continua, avvalendosi di strumenti digitali che si adattino alle necessità dei lavoratori ed alle circostanze, come ad esempio la tecnologia wearable, che permette un apprendimento in real time esattamente nel momento del bisogno.

Con l’introduzione di questi cambiamenti, ci ritroviamo di fronte anche ad un nuovo sistema di valori: i nuovi lavoratori cercano flessibilità ed autonomia nel proprio lavoro, opportunità di apprendimento, qualità della vita, non solo guadagno.

Rimodellare il lavoro

Ridisegnare il lavoro significa creare nuovi modelli lavorativi, più flessibili: strutture rigide e formali non permettono di supportare la velocità e l’agilità richieste dall’innovazione digitale. Da qui la necessità di abbracciare un modello collaborativo di lavoro e supportare il cambiamento tramite ecosistemi e piattaforme. La creazione di network poi, sia fisici che virtuali, faciliterà la costruzione di nuove comunità, darà accesso alla creazione di nuove skills, porterà feedback e creerà accessi a potenziali nuovi ruoli e progetti.

Rafforzare i talenti

La mancanza delle competenze richieste dalla nuova rivoluzione industriale ha un impatto negativo sulla produttività: la riduzione di questo gap può portare ad un incremento dell’efficienza del 10%. Questo è possibile se si prevedono partnership per programmi di formazione specifici e collaborazioni con le istituzioni scolastiche in modo da sviluppare le competenze richieste sin dall’inizio del percorso formativo.

Le competenze richieste dal cambiamento digitale non riguardano più solo tecnologia, scienze, ingegneria, matematica ed in generale skill tecnici, ma sono diventate fondamentali le “competenze umane”, quali la creatività, il pensiero critico e l’empatia.

Entusiasmo nei confronti del digitale

In generale gli intervistati dimostrano di avere un atteggiamento positivo nei confronti delle nuove tecnologie digitali nell’ambiente lavorativo:

  • Il 64% riconosce che il cambiamento viene accelerato dalle nuove tecnologie
  • L’84% è ottimista per quanto riguarda i cambiamenti che il digitale porterà sulla propria professione
  • L’87% prevede che il digitale migliorerà l’esperienza lavorativa nei prossimi 5 anni

 

Fonte: Accenture